"Il segno della legge"
TITOLO ITALIANO: "Il segno della legge"
TITOLO ORIGINALE: "The Tin Star"
PRODUZIONE: Paramount
REGIA: Anthony Mann
SCENEGGIATURA: Dudley Nichols
DA UN SOGGETTO DI: Barney Slater e Joel Kane
PRODUZIONE: USA 1957
DURATA: 91 minuti
PERSONAGGI |
INTERPRETI |
DOPPIATORI |
MORGAN HICKMAN |
Henry Fonda |
GUALTIERO DE ANGELIS |
SCERIFFO BEN OWENS | Anthony Perkins | GIANFRANCO BELLINI |
BART BOGARDUS | Neville Brand | LUIGI PAVESE |
NONA MAYFIELD | Betsy Palmer | LIDIA SIMONESCHI |
'DOC' McCORD | John McIntire | LAURO GAZZOLO |
MILLIE PARKER | Mary Webster | MARIA PIA DI MEO |
SINDACO HARVEY KING | Howard Petrie | GIORGIO CAPECCHI |
TED (ED) McGAFFEY | Lee Van Cleef | RENATO TURI |
JACK (ZEKE) McGAFFEY | Peter Baldwin | |
BUCK HENDERSON | Richard Shannon | |
KIM (KIP) MAYFIELD | Michel Ray | |
GIUDICE THATCHER | James Bell | |
CLEM HALL | Russell Simpson | |
ANDY MILLER | Hal K. Dawson | |
SAM HODGES | Jack Kenny |
DOPPIAGGIO ITALIANO: C.D.C.
ALCUNE NOTE
SUL FILM
a cura di Piero Fiorili
Anthony Mann accett� di dirigere
per la Paramount "Il segno della legge" dopo aver abbandonato il set di
"Passaggio di notte", una produzione Universal che riuniva la vecchia
squadra vincente di tre precedenti western di successo: oltre allo stesso
Mann, l'abile produttore Aaron Rosenberg, il geniale sceneggiatore Borden
Chase e soprattutto il suo attore prediletto, James Stewart.
Mann spieg� cos� la faccenda: �La storia [di Passaggio di notte] era di una
tale incoerenza che dissi loro: il pubblico non capir� niente! Ma Jimmy [Stewart]
teneva molto a questo film. Doveva suonare la fisarmonica e fare un sacco di
trucchi che gli attori adorano. Non si � affatto preoccupato dello script ed
io ho abbandonato la produzione. Il film fu un fiasco quasi totale e Jimmy
me ne ha sempre serbato rancore.�
Secondo alcune fonti, la vera ragione che spinse Anthony Mann a lasciare
quel set non fu tanto la carenza di sceneggiatura, quanto la sua
insoddisfazione per la recitazione di Audie Murphy (attore molto popolare ma
abbastanza scarso, impostogli dalla produzione), in un ruolo per giunta
fondamentale nell'economia della storia. Ma pi� che le ragioni di quel
rifiuto, contarono le conseguenze: la rottura del sodalizio artistico tra
Stewart e Mann, che aveva prodotto in pochi anni otto film memorabili (di
cui cinque western), si rivel� irreparabile. Soprattutto per il regista, che
non raggiunse mai pi� le vette espressive dei film precedenti.
Infatti "Il segno della legge", accettato frettolosamente in sostituzione
del film rifiutato, � considerato abbastanza unanimemente un'opera "minore"
di Anthony Mann. Colpa, secondo i critici, della sceneggiatura di Dudley
Nichols, troppo schematica e manichea, ma stranamente Mann non se ne
lament�. Anzi, era soddisfatto del suo risultato, ad onta dello scarso
successo riscosso dal film.
A prima vista, "Il segno della
legge" sembra un B-movie, o addirittura un film televisivo. La fotografia in
B/N ha poco contrasto, proprio come se il film fosse ripreso da una
telecamera dell'epoca. In taluni testi si sostiene che il negativo fosse in
Technicolor, e che le copie positive furono distribuite in B/N per qualche
oscuro motivo. Ci� spiegherebbe abbastanza bene l'effetto di insufficiente
contrasto, ma non spiega affatto la ragione di una scelta tanto bizzarra.
La storia, che narra di un cinico bounty hunter che finisce per ritrovare la
fiducia nel prossimo attraverso l'incontro con un imberbe sceriffo idealista
che lo assume come figura "paterna", non lascia trapelare nemmeno un indizio
che possa servire a localizzarla nel tempo e nello spazio.
Il West di Dudley Nichols � simile a quello che lo spaghetti-western avrebbe
codificato nel successivo decennio: un luogo dell'immaginario, abitato da
personaggi-simbolo e da comprimari che sembrano esistere solo in funzione
del "plot"; dove Male e Bene si fronteggiano senza chiaroscuri in una
visione troppo semplificata della vita e dei problemi sociali.
Nonostante ci�, ad un esame pi� approfondito si riconosce (sia pure a
fatica) la maestria di Anthony Mann, costretto qui a rinunciare al suo senso
del vasto spazio, della natura selvaggia e ostile all'uomo, e a girare quasi
sempre in interni. Per evitare il senso di claustrofobia (avvertibile per
esempio in "Mezzogiorno di fuoco", che con questo film ha certi punti in
comune) Mann ebbe la splendida idea di dotare l'ufficio dello sceriffo di
numerose e larghe vetrate - certamente inconsuete nell'architettura western
- in modo da poter cogliere, contemporaneamente alle schermaglie dei
protagonisti, anche i minacciosi eventi esterni.
Realizzazione 2004 Antonio Genna
AntonioGenna.net presenta IL MONDO DEI DOPPIATORI � 2001/04 Antonio Genna
E' consigliata una risoluzione
1024 x 768
con Microsoft Internet Explorer versione 5 o superiore
E' vietato inserire in altre pagine il materiale presente
in questo sito senza autorizzazione!