Riassunto: Questa
storia, in 37 capitoli, � la prima di cinque fanfiction collegate tra loro. La
vicenda ha luogo dopo 17 anni dall'episodio "Four Aliens and a Baby".
Valutazione contenuto:
non adatto ai bambini.
Disclaimer: Ogni
riferimento a Roswell appartiene alla WB e alla UPN. Tutti gli attori
protagonisti del racconto e citati appartengono a loro stessi.
Introduzione dell'autrice: Amo il personaggio
di Max e le dolci sfaccettature del suo carattere: la sua insicurezza, il
suo senso di responsabilit�, la sua generosit� nel pensare sempre prima agli
altri. Lui non sar� il protagonista di questa ff, ma sar� presente al pari
di tutti gli altri personaggi che abbiamo imparato ad amare, cos� da non
fare torto a nessuno. I protagonisti saranno Nate e Alyssa. Non voglio
anticiparvi nulla, per non togliervi il gusto della scoperta ma, come dice
l'autrice, questa storia ha luogo dopo 17 anni da ‘Four Aliens and a Baby’ e
con questa informazione non ci vuole uno scienziato spaziale per capite chi
� Nate, mentre sar� pi� difficile immaginare perch� avr� vita difficile col
futuro suocero. Quello che abbiamo visto in ‘Graduation’ non � mai accaduto.
Capitoli 1-6
Capitoli 7-12
Capitolo 13
La colazione di Nate – per quello che
riusc� a mangiare – gli ballava nello stomaco, minacciando di fargli passare
ancora una volta la notte in bianco. Non lo aiutava il fatto che ogni volta
che Max prendeva una buca, le sue interiora sobbalzassero e lo portassero
sempre pi� vicino a rimettere.
L'atmosfera dentro la SUV presa in prestito da Philip era molto tesa, e sia
Nate che Max sapevano che la colazione con i Guerin non era andata molto
bene. Dopo aver sentito Michael disgustato dal fatto di dover essere di
fronte al figlio di Tess, Nate aveva fatto finta di niente, sedendosi come
se non fosse successo nulla e cercando di mangiare un po' della sua
colazione. ma la conversazione al tavolo era opprimente e sgradevole e solo
la saltuaria presenza di Alyssa offriva una piccola tregua.
Dietro al volante, Max aspir� profondamente e lasci� uscire lentamente
l'aria. "Ti senti bene, Nate?" gli chiese, senza togliere gli occhi dalla
strada. I suoi occhi erano nascosti da un paio di occhiali da sole e Nate
desider� che non li indossasse – sembrava che non importa quello che Max
potesse dire, i suoi occhi lo avrebbero tradito.
"Sto bene." rispose Nate, pensando che se avesse vomitato, Max si sarebbe
accorto che era una bugia.
"Mi dispiace che Michael ti abbia offeso." disse Max, con un'espressione di
disapprovazione. "Qualche volta lui � … solo Michael."
"Lui mi odia."
Max fece una risatina. "Lui non ti odia."
"Mi ha chiamato Spot."
Il sorriso di Max svan� e lui rimase in silenzio.
Non era nel carattere di Nate essere polemico, ma aveva deciso di averne
abbastanza delle umiliazioni che aveva subito da quando era arrivato nel New
Mexico. Non aveva chiesto nulla a questa gente – non voleva entrare a far
parte delle loro vite, essere inserito nel loro testamento, essere invitato
alle feste di compleanno. Tutto quello che voleva era la verit�. Almeno
questo gli era dovuto, vero?
"Perch� mi ha chiamato Spot?" domand� pi� duramente che pot�, il che voleva
dire non molto. "Era un modo di dire tra voi ragazzi? Stavate seduti e
ridevate del bambino che avevi fatto adottare, come se fosse un cucciolo
messo di peso fuori dalla porta?"
Max si accigli� e continu� a guardare la strada. Per qualche ragione, Nate
sent� un moto di simpatia per lui. Non sapeva perch�.
"No, Nate Non puoi essere pi� lontano dalla verit�." disse Max, alla fine.
"Allora perch� il tuo amico mi ha chiamato Spot e ha pronunciato il nome di
mia madre come se fosse spazzatura? C'� qualcosa che mi stai nascondendo?"
Seguirono alcuni momenti di silenzio, poi Max si accost� al lato della
strada fermandosi avanti ad un cartellone pubblicitario del Museo dell'UFO.
Parcheggi� il fuoristrada e si gir� nel sedile per rivolgersi verso Nate.
Quando parl�, il suo tono di voce fu dolce, le sue parole misurate e prive
di ogni genere di rabbia.
"Ascolta, Nate. Io non sono sicuro di metterti in grado di capire perch� le
cose stanno come stanno, ma c'� una ragione per tutto. Michael non si �
fidato mai di nessuno, meno di tutti di tua madre."
Nate batt� gli occhi, sorpreso. "Perch�?"
"Non lo so con precisione, ma loro non sono mai andati molto d'accordo. Lei
era una studentessa che si era appena trasferita – lei arriv� qui quando
eravamo al secondo anno delle superiori. Io credo che abbia rotto
l'equilibrio del gruppo. Michael non si � mai fidato degli estranei. Qualche
volta questa diffidenza lo rende aspro, cos� mi scuso se � stato sgradevole
con te, stamattina."
Nate si guard� in grembo, fissando una delle sue unghie. "Tu … Tu amavi mia
madre?"
Max esit� per un attimo, come se stesse cercando le parole giuste. "Eravamo
cos� giovani, Nate. Quello che credi di sentire, non sempre � quello che tu
senti veramente. Io mi fidavo di lei, posso dirti solo questo."
Nate si mordicchi� un labbro, mentre la domanda di Annie gli ritorn� alla
mente.
"E cosa puoi dirmi dei suoi genitori? Vivono ancora qui? E se � cos�, posso
incontrarli? Anche loro sono miei nonni, sai …" La sua voce venne meno,
insicura.
"Il padre di Tess mor� un paio di anni prima di lei." disse Max. "Lei non mi
hai mai parlato di sua madre, cos� presumo che se ne fosse andata e che
fosse morta anche lei."
Sulle prime Nate si addolor� di non poter conoscere nessuno dei familiari da
parte di sua madre, poi gli torn� in mente il commento di Annie -
"Conveniente." Guard� in su e rivolse a Max un sorriso, che gli cost� un
grande sforzo.
"Okay." disse. "Credo che dovrei essere felice di aver trovato almeno uno
dei miei genitori, no?"
Max sorrise e torn� al volante. "Anche io sono felice. E ora andiamo a
vedere uno di quegli orribili posti per turisti di cui ti ho parlato."
***
Pi� tardi, quella sera, dopo essersi assoggettato alla visite del Museo
dell'UFO e del luogo dell'impatto, Nate usc� dal motel, portando la sua
biancheria sporca.
Doveva ancora trovare una lavanderia automatica, ma doveva cercarne una
prima di dover riciclare i suoi vestiti per la terza volta. Infil� la
biancheria sporca in un sacco di tela e si diresse verso il furgone.
Mentre lanciava il sacco sul retro, una convertibile rossa gli si affianc�.
"Hey, viaggiatore." gli disse una voce familiare.
Nate si volt� sorridendo, per vedere Alyssa che stava dietro al volante. I
capelli, sciolta la coda di cavallo, le ricadevano sciolti intorno al viso
ed erano pi� lunghi di quello che Nate aveva immaginato. La macchina era
bella – apparentemente il loro disaccordo non aveva fermato Maria dal
comprare a sua figlia una macchina molto costosa.
"Hey." rispose lui. "Che stai facendo da queste parti?"
"Oh, sai – sto cercando motociclisti solitari e autisti di furgoni." Guard�
verso il sacco che Nate aveva appena gettato sul furgone. "Non stai
partendo, vero?"
"No, devo solo trovare una lavanderia."
"Bene, non hai un appuntamento divertente per il sabato sera!" Con una
risata, spense la macchina e ne usc� fuori.
Mentre girava intorno alla macchina, Nate spalanc� gli occhi
involontariamente. L'aveva sempre vista con indosso quell'orrenda divisa
turchese da cameriera, ma con i vestiti normali sembrava completamente
differente. Portava un top bianco molto aderente, un paio di pantaloncino
kaki e aveva ai piedi dei sandali ornati di perline. L'uniforme le teneva
nascoste le curve – Alyssa era rotonda nei punti giusti, e se solo fosse
stata un po' pi� alta, sarebbe stata una modella perfetta. La sua pelle era
leggermente abbronzata – Nate pens� che l'abbronzatura fosse dovuta alle
pattinate fatte con suo padre. In poche parole, lei era la anti-Annie.
Quando si ferm� davanti a lui, Nate cerc� di non fissare il suo seno.
"Potrei trovare qualcosa di meglio da fare." le confess� timidamente. "Ma
nessuno mi farebbe entrare in un locale con i vestiti che puzzano."
Lei rise ancora. "Si, forse � meglio che tu faccia qualcosa in proposito."
Lui annu�, leggermente deluso dal fatto che lei ora era l�, ma che se ne
sarebbe andata. "Mi dispiace, ma devo rinunciare alla tua compagnia."
Lei scroll� le sue spalle abbronzate. "Non � necessario. Potrei venire con
te."
Lui sollev� un angolo della bocca. "Alla lavanderia?"
Un'altra scrollata. "Perch� no?"
Capendo che non scherzava, lui fece una risatina. "Sicuro, perch� no?" Lui
guard� la macchina di lei. "Solo che il mio furgone non � elegante come
quella …"
Alyssa si guard� alle spalle, i lunghi capelli che oscillarono al movimento.
"A chi importa? Andiamo!"
Poi gli indic� una lavanderia che, essendo sabato notte, era deserta.
Sedettero da soli sulle economiche sedie di plastica allineate contro la
parete di vetro rafforzato, e guardarono i vestiti di Nate girare nella
lavatrice.
"I miei genitori sono sconcertanti." annunci� inaspettatamente Alyssa.
Nate la guard�, inarcando un sopracciglio.
"Lo sono." ribad� lei. "So che sono stati irritanti, questa mattina a
colazione. Vorrei solo che la smettessero di litigare. Sembrano non
accorgersi che tutti li vedono quando si comportano cos�."
Lui le fece un sorriso comprensivo. "Loro sembrano un po' … um, ostili l'una
verso l'altro."
Lei alz� in aria una mano e il suo braccialetto tintinn� dolcemente.
"L'inchiostro non si � ancora asciugato."
"L'inchiostro?"
"Il loro divorzio. Sono ancora nella fase 'devo riuscire ad umiliarti',
ancora nello stadio dell'amarezza."
"E tu ti ci trovi in mezzo." osserv� Nate con delicatezza.
Lei annu�. "Sono separati da un anno – pap� ha trovato un appartamento e se
ne � andato l'estate scorsa. Ma non hanno risolto niente. A volte credo che
abbiano bisogno di vivere insieme solo per poter fare a pezzi tutto e
liberarsi della rabbia. Pu� essere?"
Nate le fece un altro sorriso di sostegno. Dentro di se, stava pensando che
lui comprendeva la rabbia di Michael Guerin. Prov� ad immaginare come
avrebbe reagito sapendo che sua figlia era fuori, da sola, con una persona
che lui odiava – e che questa persona non poteva smettere di guardare il suo
corpo.
"Partirai presto, vero? gli chiese lei dopo un po'."
Nate annu�. "Si. Probabilmente domani o dopodomani."
Lei si accigli� un po'. I suoi occhi scuri si diressero verso la mano di
lui, che teneva appoggiata su una coscia. "Hai una ragazza?"
Il cuore di Nate salt� un battito, poi fece un tondo, duro, contro le
costole. Era una reazione stana alla domanda della ragazza, specialmente
considerando il fatto che era fidanzato. "Si." rispose, tralasciando la
parte del fidanzamento.
"Si? Anche io." disse lei, facendogli un sorriso furbo. Sporgendosi, gli
prese la mano e la volt�, in modo da vederne il palmo. Usando le dita, gli
lisci� il palmo, mandandogli piccole scariche di elettricit� per tutto il
corpo. "Sembra che ci sia una connessione tra di noi." gli disse, senza
guardarlo in faccia. "Sento che noi, in un modo o nell'altro … siamo una
cosa sola."
Nate inghiott� la saliva.
Alyssa chiuse il dito attorno a quello di lui e lo guard� negli occhi quelli
di lei indagatori, quelli di lui sconcertati. "Lo senti, Nate?" gli
sussurr�.
E lui credette di sentirlo. Forse solo per un momento, circondato
ironicamente dal profumo del detersivo e dal rumore delle lavatrici, ma Nate
ebbe l'impressione che ci fosse veramente qualcosa di speciale tra di loro.
Qualcosa che con Annie non aveva mai sentito.
Mentre ci stava meditando su, avvert� soffici labbra contro le sue, sent� il
dolce sapore di Alyssa Guerin sulle sue labbra. Non ci fu resistenza, n�
fitte di rimorso che gli facessero respingere quella bella ragazza. No, fu
esattamente l'opposto. Con la sua mano libera, Nate avvicin� il viso di lei,
poi fece scorrere le dita tra i suoi capelli soffici. All'inizio il bacio di
Alyssa fu gentile, poi pi� pressante. Il cuore di Nate cominci� a battere
pi� forte, il suo bisogno per questa affascinante estranea che cresceva ogni
minuto.
Poi le guard� i suoi occhi e le loro labbra si staccarono. Nate sent� l'aria
entrare ed uscire in modo irregolare dal suo corpo. Mentre centinaia di
pensieri negativi si affollarono tutti insieme nella sua testa, lui cerc� di
scusarsi delle sue azioni. Tipico di Nate prendersi la colpa di qualcosa che
non aveva iniziato lui.
Ma l'espressione di Alyssa si trasform� in un sorriso, che gli arrivava fino
agli occhi sotto forma di meraviglia "Santo Cielo!" mormor�.
Nate le sorrise di rimando. Anche lui era d'accordo – baciarla era stato
meraviglioso.
Lei non gli chiese nulla di pi�. Soddisfatta, si accoccol� contro di lui,
fino a che il suo bucato fu pronto. Tornati al motel, Alyssa non si aspett�
nemmeno il bacio della buona notte. Stettero in piedi accanto al furgone,
per un lungo momento, tenendosi per mano e parlando di niente e, quando per
lei arriv� il momento di andare via, lei si limit� ad abbracciarlo e a
salire in macchina.
Nate la vide allontanarsi, col corpo che gli formicolava per l'eccitazione.
Sapeva che pi� tardi, quando avrebbe dovuto chiamare Annie e raccontarle
della giornata, sarebbero arrivati i sensi di colpa. Naturalmente non le
avrebbe detto di aver baciato una parente sconosciuta in una lavanderia
pubblica, tuttavia quel bacio era impresso nella sua mente.
Per ora fremeva di eccitazione. Afferr� il sacco dal retro del furgone e si
diresse verso la stanza del motel. Ma non fece in tempo a fare nemmeno un
paio passi, che il mondo attorno a lui si oscur�. Sapeva cosa stava per
succedere e si sforz� di impedirlo, ma non c'era nulla che potesse fare.
Davanti a lui c'erano una serie di edifici bassi. Era notte e c'erano
elicotteri che volavano sulla sua testa, che controllavano con fasci di luce
il terreno al di sotto. Nate guard� in alto e si mosse in avanti con tutta
la determinazione che riusc� a raccogliere. Continu� a camminare, sapendo si
avere una missione da compiere, sapendo che doveva farlo per il bene di
tutti quelli che erano coinvolti, bench� non fosse sicuro di chi fossero.
All'improvviso, vide delle jeep e persone con la divisa militare – era forse
in qualche base? Non avendo controllo sul suo corpo, alz� le mani davanti
agli uomini, davanti agli edifici. Ci furono spari di avvertimento e un
improvviso, accecante fascio di luce diretto contro i suoi occhi. Sent�
crescere l'attesa dentro di lui, poi sembr� che tutto esplodesse …
Ora Nate era per terra, in ginocchio e senza fiato. Sotto le sue mani sent�
la polverosa superficie del parcheggio del motel. Si sent� spaventato ed
arrabbiato – un'altra visione. Erano sparite da quando i suoi ricordi si
erano sbloccati e lui aveva sperato che fossero scomparse per sempre. Ma
erano tornate in modo duro e terrificante.
Frustrato, si sedette in terra, appoggiando la schiena alla ruota del
furgone e si prese la testa tra le mani. Perch� gli stava accedendo tutto
questo? Stava veramente diventando pazzo? Guardando in basso, vide il
riverbero di una luce provenire da chiss� dove e pens� fosse la luce di una
finestra del motel. Poi si rese conto che non proveniva da una delle camere,
ma piuttosto … da dentro la sua camicia.
Con le dita che tremavano, Nate si apr� la giacca e vide qualcosa brillare
sotto la sua maglia. Assurdamente terrorizzato, tir� gi� il collo della
maglia per scoprire un piccolo gruppo di segni che brillavano proprio sopra
il suo cuore. Con orrore, ne riconobbe il disegno …
Era la costellazione di stelle che aveva visto per tutta la sua vita.
Capitolo 14
Le nocche di Nate bruciavano, quando
colp� la solida porta di legno degli Evans in Murray Lane. Era mezzanotte
passata e c'era leggero strato di nebbia che era sceso sui giardini ben
curati e ovviamente irrigati del comprensorio. Dentro di se, Nate aveva un
guazzabuglio di emozioni – paura, rabbia, risentimento. Ora era lampante che
gli avevano mentito, che c'era qualcosa che lui non era pronto per sapere.
Per cominciare, perch� la sua memoria si era sbloccata solo quando lui si
era trovato faccia a faccia con Max? E come era possibile che lui potesse
avere ricordi riferiti a quando era cos� piccolo? Perch� lui aveva sempre
osservato nel cielo quella particolare formazione di stelle che ora era
impressa nel suo petto? Perch� aveva visioni di veicoli militari,
elicotteri, comete che cadevano e esplosioni? Perch� quelle cose non gli
erano successe fino a che non era arrivato a Roswell?
Perch� gli era stato impedito di sapere della sua adozione fino a che non
fosse stato maggiorenne? Perch� non aveva un certificato di nascita? Perch�,
ovviamente, Max gli aveva mentito sul fatto di sapere una o l'altra di
quelle cose?
Nate era stanco di cercare risposte. Era tempo di averle.
Con la rabbia che gli scorreva nelle vene, buss� di nuovo alla porta, questa
volta pi� insistentemente. Dopo pochi attimi, la luce nel portico lo accec�,
poi la porta si apr� lentamente. dall'altra parte c'era Max, vestito con una
t-shirt ed con i pantaloni di un pigiama, i capelli arruffati e gli occhi
aperti solo a met�.
"Santo Cielo, Nate" disse insonnolito. "Sveglierai tutto il quartiere."
"Voglio delle risposte." esplose Nate
Max si strofin� gli occhi e sbadigli�. "Non potresti aspettare? Perch� io …"
"No. Non posso aspettare."
Max inarc� un sopracciglio, poi si spost� dalla porta per far entrare Nate
nella casa buia. "Solo, parla piano, Nate. Mamma e pap� sono addormentati –
o almeno lo erano."
Nate ignor� il suo sarcasmo e lo segu� in casa fino alla cucina, dove Max
accese la luce e si lasci� cadere stancamente su una delle sedie del tavolo.
Nate prefer� restare in piedi.
"Cosa c'�?" gli chiese Max, appoggiando un gomito sul tavolo. "Che cos'�
tutta questa urgenza? Hai bevuto?"
Nate scosse la testa. "No, non ho bevuto. Credo che tu mi abbia ingannato,
Max."
Da parte di Max non ci fu alcuna reazione. "Dici? E perch�?"
"Per le cose che non mi hai detto."
"Quali, per esempio?"
"Ho avuto un ricordo che non sono riuscito ad afferrare per tutta la mia
vita. Mi ha tormentato – era l�, potevo quasi vederlo e poi spariva. Poi, ho
incontrato te ed � diventato chiaro."
Max batt� gli occhi, ma non reag�.
"Vuoi sapere qual'era quel ricordo?" domand� Nate, sentendo l'ostilit�
salire nella sua voce, bench� si fosse riproposto di mantenersi freddo. "Era
il ricordo di te che mi tenevi in braccio – quando ero piccolo."
Max spost� la testa da una parte, ma la sua espressione rimase impassibile.
"Non capisci?" chiese Nate allungando un braccio. "Le persone normali non
hanno ricordi di quando erano neonati, Max."
"I ricordi sono conservati nel subconscio." spieg� Max, con tono polemico.
"Che noi possiamo o no accedervi � un'altra questione. Tutti abbiamo ricordi
cos� vecchi."
"Ma perch� io posso accedere a questi ricordi? Non � normale."
Max si strinse nelle spalle. "Io non posso saperlo, Nate Ognuno di noi �
differente dall'altro."
Nate si sent� ribollire il sangue. Stava giocando con lui come il gatto con
il topo. Max Evans voleva far finta di non essere il pi� grande bugiardo
sulla faccia della terra. "Credo che tu mi abbia mentito."
A quel punto le sopracciglia di Max si sollevarono "Su che cosa?"
"Sul fatto di ignorare la clausola di non sapere della tua esistenza fino
alla mia maggiore et�. Sul fatto che io non ho un certificato di nascita. Mi
hai detto di non sapere nulla di entrambe le cose."
"Non ne so nulla." neg� pacatamente Max.
"Fesserie." Nate si allontan� dall'uomo che pretendeva di essere suo padre e
si pass� le mani tra i folti capelli. Fece un paio di respiri profondi, poi
si volt� di nuovo per vedere Max che lo stata studiando in silenzio. Nate si
impose di parlare pi� lentamente e con molta attenzione. "Che cosa mi stai
nascondendo, Max? Perch� mi stai mentendo? Da quando sono arrivato, io …
vedo delle cose."
Max si raddrizz� e Nate not� che ora non sembrava pi� tanto insonnolito e
pronto a tornare a letto. "Cosa vuoi dire?"
Nate fiss� il soffitto. Se avesse detto a Max delle sue visioni, forse
l'avrebbe preso per pazzo. Se non gli diceva nulla, probabilmente avrebbe
perso l'occasione di sapere cosa significassero. "Vedo delle cose, in pieno
giorno. Visioni."
Max deglut� visibilmente e Nate decise che non era un buon segno.
"Ho visto furgoni che non esistono, cose che sfrecciavano nel cielo, grandi
esplosioni. E sembravano tutte cos� reali, ma quando aprivo gli occhi …" le
parole di Nate si persero e lui si rese conto di quanto potessero sembrare
assurde. "E' normale tutto questo, Max?"
Max fiss� il tavolo, senza parlare.
"Senti," cominci� calmo Nate, tentando di offrirgli una tregua. "Se mi dici
la verit�, uscir� dalla tua vita per sempre."
Max fece una smorfia ironica e scosse la testa. "No, Nate. Se io ti dicessi
la verit�, non saremo mai pi� uno fuori dalla vita dell'altro."
Nate sent� avvicinarsi il familiare dolore di stomaco, al commento di Max.
"Voglio sapere. Devo sapere."
Ci fu un lungo silenzio, poi Max guard� l'orologio. "E' tardi, Nate. Non che
questo importi. Ma tutto sembra differente il giorno dopo e scommetto che
quando domattina ti sveglierai, le tue preoccupazioni saranno sparite."
Nate si accigli�, deluso. Scosse la testa disgustato, poi prese il collo
della sua maglia. Lo tir� gi�, guardando Max negli occhi. "Veramente? Pensi
che anche questo domattina sar� sparito?"
L'attimo successivo rivel� che Nate aveva visto, negli ultimi due giorni,
solo la faccia da poker di Max, che scomparve quando i suoi occhi si
posarono sui segni che risplendevano sul petto di Nate. Mentre la sua bocca
si spalancava per la sorpresa, rimase senza fiato, come se qualcuno gli
avesse un pugno nello stomaco. Girando la sedia, piant� entrambi i gomiti
sul tavolo e si prese la testa tra le mani.
"Oh, Dio, Nate" sussurr�, con la voce piena di rimorso e di disperazione.
Nate rimase in piedi, senza muoversi dalla penisola della cucina, la maglia
ancora tirata gi� per mostrare il simbolo. Osserv� Max per un lungo momento,
chiedendosi cosa gli passasse per la testa. Era ovvio che Nate aveva
smontato il suo bluff – era arrivato il momento che Max facesse vedere le
sue carte.
Quando Max si volt� verso di lui, la sua espressione era piena di dolore,
pi� di quanto Nate credesse possibile sopportare per una persona. "Non
immaginavo che finisse cos�." confess�.
Nate lasci� andare la sua maglia. "Cos� come?"
"Volevo che tu avessi una vita normale, Nate. Ecco perch� ti ho dato in
adozione. Ho chiesto a mio padre di farti adottare come abbandonato, perch�
non volevo che tu mi ritrovassi."
Nate si accigli�. "Non volevi fastidi da parte mia."
Max scosse la testa. "No, questo non � vero. Io pensavo che tu fossi al
sicuro, se restavi lontano da me, se non avessi mai nemmeno saputo chi ero.
Pensavo che fosse molto meglio per te non conoscermi." Si morse le labbra e
Nate penso che fosse vicino alle lacrime. "Io ti avrei tenuto con me, se …"
"Se cosa, Max?"
"Se non fosse per quello che sono."
Tutto questo non aveva senso. Da quello che Max gli aveva detto, lui era un
ambientalista, che lavorava per l'Istituto Oceanografico di Boston. Cosa
c'era di pericoloso? "Io non capisco." disse Nate
Nello sguardo di Max lesse il fallimento, unito ad una dose di
mortificazione. Nate si sent� turbato e preoccupato per lui, nello stesso
momento. Max fece un profondo respiro.
"Nate, tua madre non era … tua madre ed io … non siamo di queste parti.
Il silenzio riemp� la stanza mentre Nate cercava di comprendere cosa Max
volesse dire. Venivano dalla Louisiana o da qualche altra parte? Anche
concentrandosi, non riusciva a trovare un posto di origine che fosse tanto
orrendo.
"Okay." disse alla fine. "E allora?"
Max spost� lo sguardo per un momento, sospirando. "Noi non siamo di questo
pianeta, Nate"
Nella mente di Nate, confusione lasci� il posto all'incredulit�, che subito
si trasform� in rabbia. "Questo non � divertente, Max. Ora non � il momento
di scherzare,"
Max scosse la testa in segno di diniego. "Io non sto scherzando. Su questo
argomento sono maledettamente serio."
Nate fece una smorfia. "Oh, andiamo. Ma mi hai preso per un idiota? Siamo a
Roswell, la capitale mondiale degli alieni – quante volte hai usato questa
patetica storia con qualcuno? Si, capisco – i miei genitori sono alieni.
Sai, dici cos� tante balle, che …"
"Nathan." disse Max decisamente, costringendo suo figlio al silenzio. "La
ragione per cui non hai il certificato di nascita, � perch� non sei nato su
questo pianeta."
Nate rimase in silenzio, pensando che quella era la scusa pi� ridicola che
avesse mai sentito. Ma, se non altro, Max Evans stava guadagnando punti per
la sua creativit�. "Mi stai facendo perdere tempo." disse alla fine. "Ho
chiuso con te. lasciami stare."
Girando sui talloni, Nate si avvicin� alla porta. Non aveva fatto che due
passi, quando si rese conto che non riusciva ad andare avanti. Di fronte a
lui era apparsa quella che sembrava una strana nebbia verde, che gli
impediva di muoversi. Confuso, mise una mano avanti e sent� che la nebbia si
piegava al suo tocco, tirandosi come un elastico. Un brivido gelido gli
travers� il corpo, mentre la paura minacciava di prendere il sopravvento sul
suo istinto di fuggire.
Girandosi velocemente, vide Max ancora seduto sulla sua sedia, ma con il
braccio teso in direzione della porta, col palmo della mano aperto.
"Ci sono un sacco di cose che non sai." gli disse calmo. "Un sacco di cose
che non avevo intenzione di dirti. Ma ora sembra che non abbia altra
scelta."
Il cuore di Nate cominci� ad impazzire nel suo petto, l'istinto di fuggire
ancora forte. I suoi occhi azzurri vagarono per la stanza, cercando una via
di fuga. Poi una percezione lo colp� – se Max era riuscito a fermarlo mentre
usciva dalla porta, sarebbe stato capace di fermarlo in qualsiasi altra
direzione avesse cercato di fuggire?
"Nate, calmati." gli disse Max dolcemente, avvertendo ovviamente in lui i
segni del panico. "Non devi prendertela con me."
"Non devo prendermela te?!" grid� Nate "Non ho la pi� pallida idea di cosa
sia succedendo qui, niente di quello che hai detto ha un senso e tu mi hai
intrappolato, per l'amor di Dio! Ho tutti i diritti di prendermela con te!"
Max si limit� a chiudere gli occhi come sola risposta ed abbass� la mano,
facendo scomparire il campo verde. "Per favore non scappare." sussurr� pi� a
se stesso che al suo visitatore.
Ma Nate non si cur� della preghiera di Max. Tutto quello che voleva era
uscire al pi� presto da quella casa. Niente era andato per il verso giusto e
quella non sembrava essere una delle sue allucinazioni – il che significava
che era tutto vero e che Max Evans era un alieno. Niente di tutto quello che
Nate aveva letto o visto gli faceva credere che gli alieni fossero buoni,
creature inoffensive da avere attorno. Cos� fece l'unica cosa che poteva
fare.
Scapp�.
Capitolo 15
Nate cerc� a tentoni le sue chiavi,
con le dita difficili da controllare come i tentacoli di un polipo. Le
chiavi tintinnarono protestando, poi gli scivolarono dalle mani e caddero
sul pavimento del furgone. Imprecando in silenzio contro se stesso, cerc� a
tastoni nel buio finch� non le trov�.
Devi calmarti, Nate, ricord� a se stesso, poi rise ricordando che pochi
minuti prima Max gli aveva detto le stesse parole. Dopo aver fatto un paio
di profondi respiri, cerc� di fermare il tremito delle sue mani ed apr� a
ventaglio il mazzo di chiavi alla ricerca di quella marcata Ford, che
avrebbe messo in moto il furgone. La trov� e la infil� nell' accensione,
girandola e spingendo l'acceleratore nello stesso momento. I sassi
schizzarono da sotto le ruote, mentre il veicolo strideva per la strada.
Doveva andare via da Roswell. Ora. Tutte quelle assurde, pazzesche cose che
la gente diceva su quella trappola per turisti erano vere – gli alieni
vivevano qui e, per quello che Nate ne sapeva, anche da molto tempo. Se Max
Evans era un alieno, chi altri lo era? I suoi genitori? I suoi amici? Alyssa?
E lui era un alieno?
Perdendo la guerra con il suo stomaco, Nate si ferm� al lato della strada,
apr� la portiera del furgone e rigett� ripetutamente.
Non era successo niente. Era stato tutto un sogno, un'allucinazione. A
questo punto, Nate si sarebbe anche accontentato di essere impazzito, come
spiegazione – impazzire gli sembrava meno grave che sapere che c'erano
alieni che camminavano liberamente per il mondo.
Mentre riprendeva la strada verso il motel, Nate credette di sentire un
rumore, ma prefer� ignorarlo. Dopo tutto il suo furgone era pieno di rumori
– e se si fosse messo paura per ognuno di loro, avrebbe fatto solo quello.
Cosa stava facendo Max in quel momento? Stava radunando una truppa di alieni
per inseguirlo? Certamente non poteva tornarsene a letto come se nulla fosse
successo …
Girando il volante verso destra e sollevando una nuvola di polvere, Nate
ferm� il furgone davanti alla stanza del motel. Tutto quello di cui aveva
bisogno erano 20 secondi per mettere insieme la sua roba e sarebbe stato
fuori di l�, sulla statale, e avrebbe guardato Roswell dallo specchietto
retrovisore. Mentre correva intorno al furgone, per�, sent� l'inconfondibile
suono dell'acqua che cadeva sul terreno. Il terrore si impadron� di lui
facendolo fermare e guardare sotto il furgone – acqua e antigelo stavano
formando una pozza verso le ruote posteriori.
Sapendo che ormai la sua fuga era impossibile, Nate apr� il cofano e vide
che il manicotto del radiatore si era spaccato e che stava spruzzando acqua
dappertutto. Erano le due di notte e non c'era modo di trovare un ricambio.
Era bloccato a Roswell almeno per un altro giorno.
Impreparato a questo nuovo ostacolo, Nate si guard� intorno nel motel buio,
cercando nemici nell'ombra. Non voleva restare l�. Voleva tornare a
Chautauqua, ad essere il figlio naturale del proprietario di un negozio di
esche e di sua moglie, che amava cucinare.
Sentendo un brivido lungo la schiena, si gir� velocemente ed entr� in
camera, chiudendo la porta dietro di se, e mettendo anche il catenaccio.
Ora, tutto quello che doveva fare era aspettare l'alba …
Seduto sul letto, Nate fece andare su e gi� nervosamente un ginocchio,
mentre paura e trepidazione crescevano senza controllo nel suo corpo. Aveva
bisogno di qualcosa, di qualcuno che lo aiutasse. Si cerc� nelle tasche fino
a che non trov� il suo cellulare e compose il numero di Annie. In
Pennsylvania era molto presto, ma lui non poteva aspettare.
"Ciao, Nate." disse Annie cinguettante, quando rispose alla chiamata. Aveva
un tono di voce molto allegro.
Nate si accigli�. "Non ti ho svegliata?"
"No. E' sabato notte e, visto che tu non ci sei, sono uscita con alcune
amiche."
Lui decise di lasciar perdere le domande – tipo con chi fosse e se ci
fossero ragazzi – in vista della situazione. "Ascolta, Annie, sto tornando a
casa."
"E' meraviglioso, Nate. Quando arriverai?"
"Appena avr� trovato un manicotto per il radiatore del furgone."
Lei fece una smorfia. "Te l'avevo detto che quel macinino si sarebbe rotto …
C'� qualcos'altro? Mi sembri strano."
"Annie, avevi ragione."
"A proposito di cosa?"
Ancora non glielo aveva detto e gi� suonava cos� stupido. "A Roswell ci sono
gli alieni, Annie."
Lei scoppi� a ridere. "Certo che ci sono."
"Dico sul serio! Annie, devi ascoltarmi."
Lei lasci� andare un sospiro di impazienza. "Andiamo, Nate. Gli alieni non
esistono."
"Ci sono." insistette lui. "E Max Evans � uno di loro."
Ci fu una lunga pausa e quando Annie parl� di nuovo, lui ebbe l'impressione
che cominciasse a dubitare che lui stesse scherzando. "Certo che lo �."
scherz�, ma il tono allegro era sparito.
"Lo �. L'ho visto con i miei occhi.'
"Cosa hai visto?"
"Lui mi ha immobilizzato. Stavo cercando si scappare da lui, ha tirato fuori
una cosa nebbiosa e non mi sono potuto pi� muovere." La voce di Nate sal� di
tono, denunciando la sua isteria.
Apparentemente questo bast� per far si che Annie gli credesse. "Mio Dio,
stai bene?"
Lui chiuse gli occhi lentamente, sollevato dal fatto che lei avesse compreso
e gli avesse creduto. "Si, sto bene. Non ha cercato di farmi del male.
Quando mi ha liberato, sono scappato via, Annie. Devo andare via da qui il
prima possibile."
"Sono contenta che vieni via." La sua voce suonava distante, come se stesse
pensando a qualche altra cosa. "Torna a casa prima che puoi, Nate"
"Certo, tesoro. Te lo prometto. Appena avr� il manicotto del radiatore, me
ne andr� da qui."
"Bene. Chiamami se ci sono sviluppi, capito?"
"Certamente."
"Fa attenzione, Nate. Ti amo."
"Anche io ti amo."
Nate fu incapace di dormire e rimase seduto finch� l'alba cominci� ad
illuminare la stanza. Fra poco, avrebbe potuto procurarsi il pezzo di cui
aveva bisogno e si sarebbe messo in viaggio. Non pensava di fermarsi, ma di
dare gas fino a che fosse arrivato sano e salvo al bungalow dei suoi
genitori, al lago.
Mentre ancora il solo stava sorgendo, Nate sent� un lieve bussare. Il suo
sguardo si punt� sulla porta e il suo corpo si tese in reazione.
"Nate, apri la porta." La voce di Max gli arriv� calma e addolorata.
Nate scosse la testa ma non rispose – e se avevano circondato il posto?
Un altro bussare leggero. "Per favore, Nate. Ho bisogno di parlare con te.
Non devo per forza entrare io – puoi uscire tu, se vuoi. Non ti far� del
male."
Nate deglut� e rimase immobile.
"Ci sono cose che devi sapere." continu� Max. "Una volta che te le avr�
dette, potrai andare dove vorrai. Non ho intenzione di trattenerti qui."
Gli sembr� sincero. Nate si alz�, traballante sulle gambe stanche e apr� la
porta quel tanto che lo permetteva la catena. Max lo guard� con gli occhi
pieni di emozione.
"Possiamo parlare?" gli disse sottovoce.
Nate annu�, ma fu l'unico movimento.
"Nate, queste sono cose di cui non si pu� parlare in pubblico." lo avvert�
Max. "Vieni fuori. Andiamo a fare quattro passi."
"Sei solo?" chiese Nate.
Max si sorprese della domanda. "Si, sono solo."
Nate chiuse la porta e sfil� la catena, poi torn� ad aprirla e guard� quell'alieno
con diffidenza.
"Stiamo andando solo a fare quattro passi." gli conferm� Max. "Quando non
vorrai pi� camminare, ci fermeremo. Okay?"
Nate annu� in silenzio e chiuse la porta dietro di lui. Quando passarono
accanto al furgone, Max indic� il liquido giallo-verdognolo che era in
terra.
"Lo sai che hai il manicotto del radiatore rotto?" gli disse.
Nate annu�. "Si. Sto aspettando che apra un negozio di autoricambi."
Max guard� il sole che stava sorgendo. "E' domenica. Non troverai nessun
negozio del genere aperto oggi a Roswell."
Nate si demoralizz�. Bloccato qui. Ancora.
"Posso aggiustartelo." si offr� Max con ritrosia. "Senza bisogno di
autoricambi."
Nate lo guard� circospetto, chiedendosi cosa potesse significare.
"Vedremo pi� tardi." mormor� Max, infilandosi le mani in tasca e cominciando
a camminare nella strada polverosa.
Per un po' camminarono in silenzio, con Nate di mezzo passo indietro
rispetto a Max, in modo da poterne osservare i movimenti.
"Non ti biasimo per essere sconvolto." disse Max alla fine, prendendo a
calci una lattina di birra, sul ciglio della strada. "Non � una notizia
facile da ricevere o da assimilare. Ma quello che ti ho detto ieri sera,
Nate, � la verit�. Tess non era umana al cento per cento, e neanche io lo
sono."
"Ma tu sembri umano." cerc� di dire Nate, poi ripens� a quei film scadenti
di fantascienza, dove gli alieni potevano cambiare aspetto. Anche Max poteva
farlo?
"Io sono mezzo umano." spieg� Max. "E mezzo alieno. Un ibrido."
Nate deglut�. "E io … Io sono un alieno?"
Max gli fece un mezzo sorriso. "No. Tu sei tutto umano, Nate. Quando io e
Tess ti abbiamo concepito, le nostre met� umane si sono riunite per fare un
umano intero."
Bene, questo era un sollievo … aspetta, fare? "Mi avete fatto? Come in un
laboratorio?"
Max scoppi� a ridere. "No. Tu sei stato concepito, um, in modo normale."
Puntualizz� la sua frase con una risatina che ebbe vita breve. "Ascolta,
Nate. Io non desideravo niente di pi� che essere un padre per te e darti via
� stata una delle esperienze pi� dolorose della mia vita. E' una storia
lunga, ma io ti ho cercato per tanto tempo. E quando finalmente ti ho
trovato, mi sono reso conto che non potevo tenerti con me." Diede a Nate
un'occhiata furtiva, piena di anni di sofferenza.
"Perch� no?" chiese Nate
"Come ti ho detto ieri notte – per chi sono. Fuori, nel mondo, c'� gente
cattiva, gente che pensa che gli alieni vogliono distruggere il mondo."
Gli occhi azzurri di Nate si spalancarono. "Ed � vero?"
Max sorrise allegramente. "Non la maggioranza. Ma la paura e l'ignoranza ha
lasciato che gente come me venisse catturata, torturata, uccisa." Max chiuse
gli occhi per un attimo e Nate si chiese quali ricordi stessero riaffiorando
nella sua mente. "Io sapevo che se tu fossi rimasto con me, e quella gente
avesse scoperto che tu eri mio figlio, saresti stato esposto a cose orrende.
Non ho avuto altra scelta che allontanarti."
"Ma non avrebbero potuto crescermi tuo padre e tua madre? a Nate questa
possibilit� sembr� logica.
Max scosse la testa. "No. Loro sapevano che gli Evans erano i miei genitori.
Avrebbero fatto presto ad associarti a me attraverso loro."
"Chi?"
"L' FBI. Il governo."
Nate si guard� le scarpe, ricordando le immagini dei veicoli e degli
elicotteri militari che sommergevano la sua mente. A un certo punto, il
potere doveva aver scoperto la verit� su Max. Era quello che stava cercando
di dirgli?
"Cosa ti � successo?" chiese Nate curioso.
Max fece qualche passo in silenzio, anche i suoi occhi fissi a terra. "Sono
stato catturato. Quando avevo la tua et�. Mi hanno torturato, hanno
minacciato di uccidere i miei amici." Max si accigli�. "Mi hanno rubato
l'innocenza. Non sono pi� stato lo stesso."
Nate si accigli� come suo padre: la loro espressione era identica.
Ma Max si scosse velocemente. "Ad ogni modo, non volevo che ti accadesse
nulla del genere, cos� chiesi a mio padre di trovarti una meravigliosa
famiglia con cui tu potessi vivere, persone che sarebbero state buone con
te, come i miei genitori lo erano stati con me."
Nate sorrise. "Sono brave persone, Max."
Max ricambi� il suo sorriso. "Questo � bellissimo, Nate. Questo � quello che
volevo." fece un respiro e si ferm� sul ciglio della strada. Dietro di loro,
il Tumbleweed non era altro che un puntino. "Tu devi tenere tutto questo
segreto. Non devi dirlo a nessuno. Pi� gente ne sar� a conoscenza, pi� tutti
noi saremo in pericolo."
Salvo che Nate lo aveva gi� detto ad Annie. Doveva avvertire Max che …
"Come ti ho detto, ci sono un sacco di cose che non sai e qualcuna che non
sono certo di riuscire a spiegartela, per farti comprendere." continu� Max.
"Ma se lasci la citt�, io non potr� nemmeno provarci." Si morse le labbra,
riflettendo. "Ti prego, dimmi che resterai. Almeno per un altro giorno."
Nate ci penso, e realizz� che se solo si fosse fidato di Max per un altro
giorno, avrebbe avuto l'opportunit� di sapere molte cose. Decidendo che
valeva la pena di correre il rischio, annu� in silenzio. Max sorrise e
poggi� una mano sulla sua spalla.
"Bene. Ora torniamo indietro ed aggiustiamo il tuo furgone."
Arrivati al Tumbleweed, Nate guard� stupito Max aprire il cofano del furgone
e toccare con la punta delle dita il manicotto. In un secondo fu aggiustato
e tornato come nuovo.
"Dovrai procurarti dell'antigelo." disse Max raddrizzandosi. "Non sono bravo
a fare incantesimi sui prodotti chimici."
Nate fece una risata nervosa e ringrazi� Max, che raggiungeva la SUV di suo
padre. Mentre vedeva Max uscire dall'area di parcheggio, Nate si sent� pi�
rilassato, non terrorizzato come lo era stato la sera precedente. Certo, era
ancora piuttosto agitato, ma non temeva pi� per la sua vita.
Mentre rientrava nella stanza, il suo cellulare cominci� a squillare. Lo
prese e riconobbe il numero di Annie. Bene – aveva giusto bisogno di
parlarle; la doveva avvisare di non dire a nessuno quello che le aveva
rivelato.
"Ciao, Annie." disse nel telefono.
"Nate, rimani dove sei. Non venire a casa." La sua voce era molto tesa.
"Ma di che stai parlando?"
"Ho parlato con mio padre."
"Di cosa?" Le sopracciglia di Nate si strinsero in un'espressione di
confusione.
"Lui conosce delle persone, Nate"
"Che genere di persone?" Nate senti che il cuore cominciava ad impazzire.
Aveva la sensazione che Annie avesse fatto qualcosa di tremendo.
"Gente del governo. Gente interessata su quello che hai scoperto."
"Oh, Annie, no. Dimmi che non � vero." Un senso di terribile fatalit� scese
sopra di lui e lo pervase di disperazione.
"Dovrebbero essere l� prima di sera."
Capitolo 16
"Sali in macchina, Nate"
Lui non riusciva a muoversi, non riusciva a fare quei passi che lo avrebbero
portato alla macchina, dove Max lo stava aspettando. Era stato tradito –
dalla persona di cui si fidava di pi�, la persona con cui aveva pensato di
passare tutto il resto della sua vita. Non aveva senso. Non Annie. 'Rimani
dove sei', questo era quello che gli aveva detto. Non 'Vattene da l� prima
che la tempesta di abbatta sulla citt�', ma 'Rimani dove sei'. Rimanere
dov'era e cosa- aspettare di essere portato via con il resto degli alieni?
"Nate, sali in macchina." ripet� Max pressante. "Dobbiamo andare via – ora."
Consegnando Max Evans, Annie aveva condannato anche il suo fidanzato? E per
l'amor di Dio – perch�? Perch� avrebbe dovuto fare una cosa simile? E come
aveva fatto ad agire cos� velocemente? Era qualcosa che lei si aspettava?
Perch� non c'era voluto molto a convincerla che esistevano sulla Terra forme
aliene di vita? Perch� sembrava che Nate fosse stato ingannato fin dal primo
giorno che l'aveva vista, una ragazzina magra, lentigginosa, senza amici che
sembrava essere stata abbandonata sul ciglio della strada.
Max port� la macchina nel parcheggio e scese velocemente da dietro al
volante. Girando intorno al veicolo, afferr� Nate per il braccio e lo
costrinse a muoversi in direzione della macchina. Nate si guard� alle
spalle, verso la camera del motel dove era rimasta gran parte della sua roba
e cominci� a protestare.
"Non c'� tempo." disse Max. "Non possiamo perdere altro tempo, Nate." Apr�
rudemente la portiera dalla parte del passeggero. "Entra."
Nate fece quello che gli era stato detto, lanciando un'occhiata alle poche
tende aperte, mentre Max si risedeva al posto del guidatore. Il suo
posteriore aveva a malapena toccato il sedile e gi� stava facendo
retromarcia, alzando una scia di polvere. Poi furono sulla strada,
allontanandosi da Roswell.
Erano passati solo venti minuti, da quando aveva telefonato a casa degli
Evans, nel frenetico tentativo di parlare con Max, che doveva ancora
rientrare dalla sua visita mattutina al motel. Per quello che ne sapeva
Nate, Max era rientrato, qualcuno gli aveva porto il telefono e lui aveva
parlato con Nate, poi aveva ripreso la macchina ed era tornato di corsa al
Tumbleweed. O era successo cos� o lui aveva il potere di volare.
"Cos'altro le hai detto?" chiese Max, guardando nello specchietto
retrovisore. Aveva un tono preoccupato e stanco, ma sorprendentemente privo
di rabbia.
"Cosa vuoi dire?" chiese Nate, scuotendo la testa e cercando di mettere da
parte il pensiero del tradimento.
"Tu le hai detto che io sono un alieno, giusto?"
Un'ondata di senso di colpa pass� in Nate. "Si."
"E che altro? Le hai fatto il nome di qualcun altro?"
Nate inarc� le sopracciglia. "Io non lo so -"
"Andiamo, Nate. Dovrai pur sapere cosa le hai detto!" Nella voce di Max era
comparso all'improvviso un tono brusco, disperato e Nate trasal�.
"Non � questo quello che intendevo dire." rispose, tenendo a freno la sua
timidezza. "Quello che intendevo dire � che non so chi siano gli altri
alieni. Tu non me lo hai detto." La piccola parte di Nate che non era mai
arrabbiata, cominci� a riscaldarsi – dopo tutto, le risposte di Max a molte
delle sue domande erano state ambigue. "Io non lo so."
Max gli lanci� un'occhiata dal sedile del guidatore, poi fece un lungo
respiro e riport� lo sguardo sulla strada. "Hai ragione. Non avrei dovuto
aggredirti cos�. Ora � importante mantenerci freddi – pensieri avventati
portano ad azioni avventate."
Nate fece un piccolo gesto di consenso, pensando che quel piccolo
discorsetto non era rivolto solo alle sue orecchie. "Dove stiamo andando?"
"Dove nessuno verr� a cercarci."
Nate si guard� attorno nella macchina. "E non riconosceranno l'auto'"
Max scosse la testa. "L'ho presa da uno sfasciacarrozze qualche tempo fa, e
l'ho rimessa a posto proprio in previsione che potesse accadere un fatto
come questo."
Sfasciacarrozze? Si, la macchina era vecchia, ma era in eccellenti
condizioni. Nate si ricord� del miracolo fatto da Max col manicotto del
radiatore e ritenne che il 'rimettere a posto' non era consistito in niente
di pi� del passarci sopra la mano.
"Ascolta, Nate" disse Max, continuando a guardarlo attraverso il
retrovisore. "Devi dirmi tutto quello che sai su Annie."
Nate sent� un dolore allo stomaco. In quel momento non voleva nemmeno
pensare a lei, a quello che poteva aver fatto – specialmente se comportava
il fatto di aver messo l'FBI sulle loro tracce. "Cosa vuoi sapere?"
Max gli lanci� un'occhiata. "Quando l'hai conosciuta? Chi � suo padre? Come
fa a conoscere i governativi?"
Nate si strinse nelle spalle. "L'ho conosciuta quando avevo dodici anni, ho
cominciato ad uscire con lei quando ne avevo quattordici e mi sono fidanzato
con lei quando ne ho compiuti diciotto. Va alla Clarion University in
Pennsylvania. Suo padre � avvocato."
Max alz� un sopracciglio. "E' lui che si � occupato della tua adozione?"
Nate ritorn� col pensiero alla conversazione che aveva auto con suo padre,
cercando di fare breccia nel panico per ricordare la sua risposta. "No. Lo
ha fatto il nonno di Annie."
Max lo guard� con l'espressione di un esperto investigatore alle prese con
un lavoro duro.
"Tuo padre conosceva il nonno di Annie?" chiese Nate.
Max scosse la testa. Non ne sono sicuro. Mio padre sta cercando di scoprire
tutto quello che pu� – quando scoprir� qualcosa ce lo far� sapere."
Per un po' viaggiarono in silenzio, poi la realizzazione cadde su di lui
come una valanga – se qualcuno del governo era stato tanto intelligente da
scoprire che Max era un alieno e che di conseguenza anche Nate lo era,
sarebbero stati capaci di scoprire anche che erano stati gli Spencer a
crescerlo? Anche loro erano in pericolo?
"Max." disse Nate con impeto. "E se vanno da mia madre e da mio padre? E se
cercassero di far loro del male? E se gi� fossero l�?" le sue parole vennero
fuori a raffica.
Max alz� la sua mano. "Qualcuno si sta prendendo cura di loro – il padre di
Annie non � l'unico a conoscere della gente."
Nate socchiuse gli occhi. L'efficienza con cui Max aveva organizzato la loro
fuga era incredibile. Era come se avesse fatto pratica per tutta la vita
aspettandosi un evento del genere. E forse, considerando quello che aveva
detto a Nate sulla sua precedente cattura, non aveva altra scelta che essere
sempre pronto.
"Torniamo ad Annie." ordin� Max, girando il volante a sinistra verso un
sentiero polveroso nel deserto. "Chi sono i suoi amici?"
"Amici?" Nate ci pens� un po', rendendosi conto che Annie non aveva amici
fissi tranne lui. Quella che le era pi� vicina era Chris – che veniva al
lago solo durante l'estate. "Lei, uh, non ne ha molti …"
L'espressione di Max era tutto fuorch� soddisfatta. "Non ne sono sorpreso."
Si volt� verso Nate "E cosa mi dici di te? Hai degli amici?"
Nate annu�. Pur non avendo una vasta cerchia, aveva alcuni amici molto
intimi, la maggior parte dei quali conosceva da sempre.
"Bene." Gravemente, Max torn� a guardare la strada e Nate si chiese se anche
lui avesse passato un'infanzia solitaria. "Qualcuno di loro potrebbe
tradirti?
"No." Nate non ebbe bisogno di pensarci due volte.
Nella macchina cal� il silenzio e gli sembro quasi di sentire le rotelle
girare nel cervello di Max, mettendo insieme i pezzi. Proprio quando gli
sembr� che stesse per dire qualcosa, il suo cellulare suon� ed entrambi
sobbalzarono.
Sollevando il fianco, Max si cerc� in tasca e prese il telefono. Quando vide
l'ID di chi chiamava, Nate credette di vedere un malinconico sorriso
traversare i suoi occhi.
"Hey, baby." disse Max nel microfono. "Lo so, tesoro … Io sto bene, non
preoccuparti … Lo sai dove sto andando … no, non venire, stattene al sicuro
… si, lui � con me … "
Nate si agit� sul sedile, sentendosi stranamente coinvolto in quella
conversazione unilaterale.
Max si pass� la lingua sulle labbra e batt� gli occhi un paio di volte. "Ti
prego, non piangere … andr� tutto bene, te lo prometto … " Fece un profondo
sospiro e Nate si chiese se, malgrado le sue parole, non stesse per
piangere. "Liz, vuoi fammi un favore? Per piacere? Vai da Isabel, okay? Sai
che non sa gestire molto bene situazioni come questa. Vuoi farlo per me? …
Grazie, amore … anche io ti amo … pi� di quanto tu possa immaginare … lo
far� … ciao … "
Max chiuse il cellulare e Nate avrebbe voluto trasformarsi in una palla di
gomma e gettarsi fuori dalla macchina. Era ovvio quanto quella serie di
eventi li stesse travolgendo tutti e lui sent� un senso di colpa crescere
nella sua coscienza.
Nate scosse la testa, ed abbass� lo sguardo. "Non volevo che accadesse tutto
questo." disse sottovoce. "Credevo di potermi fidare di lei."
Max inarc� lievemente le sopracciglia. "Alla fine, tutti ci siamo fidati
della persona sbagliata."
Nate trasal�, convinto che anche se il commento non era diretto a lui,
perlomeno lo riguardasse. Ammesso che se ne fosse reso conto, Max non fece
nulla per dissipare quell'impressione.
"Siamo arrivati." annunci� Max fermando la macchina. Una nuvola di sabbia si
alz� intorno all'auto, e si allontan� nel paesaggio brullo.
Nate guard� la strana formazione rocciosa davanti a lui. Risaltando nel
paesaggio pianeggiante che la circondava, la montagna sembrava decisamente
alta, con la forma di una V rovesciata. Non si vedevano costruzioni di
nessun genere.
"Arrivati dove?" chiese confuso.
"Al campo base." disse Max, aprendo la portiera ed uscendo nel deserto.
Nate arricci� il naso. Avevano in programma di montare una tenda nel bel
mezzo del nulla totale, tra sabbia e rocce? Dove serpenti e dingo avrebbero
potuto mangiarsi vivi?
"Aiutami a scaricare i bagagli, vuoi?" lo chiam� Max dal retro dell'auto.
Nate usc�, con le gambe che tremavano e si chiese, una volta arrivato dietro
l'auto, se Max gli avrebbe dato un colpo in testa e l'avrebbe chiuso nel
bagagliaio, per farlo sparire per sempre. Dopo tutto, forse era cos� che
trattavano chi tradiva il loro segreto – forse mantenevano quel sito remoto
per 'sfuggire alla legge' ed eliminarli facilmente. Il pensiero gli addit�
la dolorosa evidenza – lui non conosceva nulla dell'uomo con cui era appena
fuggito.
Ma quando gir� dietro la macchina, trov� Max che si era caricato uno zaino
sulle spalle e stava prendendo dal portabagagli altri rifornimenti.
"Prendi per prima la legna da ardere." gli ordin� sommessamente.
Nate obbed�, prendendo una bracciata di ceppi, ordinati con cura.
"Seguimi." disse Max, prendendo qualche borsa e cominciando a camminare
verso la strana formazione rocciosa. Prima di allontanarsi troppo, comunque,
tocc� la macchina con l'indice e la tinta divenne immediatamente marrone e
maculata, confondendosi con l'ambiente come un camaleonte.
Nate sollev� un sopracciglio per la sorpresa, ma lo segu� obbediente,
guardandosi intorno di tanto in tanto. La paranoia non l'aveva abbandonato –
forse stava portando il combustibile per la sua pira funeraria. Forse c'era
un esercito di piccoli uomini verdi che aspettavano dall'altra parte della
roccia per colpirlo alla testa e bruciare le prove.
Max si ferm� davanti a quella che sembrava una comune parete di roccia.
Spostando il carico su un braccio, pass� una mano sulla superficie e subito
comparve l'impronta di una mano argentata che brill� sulla sua scia. Nate
rimase a bocca aperta mentre guardava Max poggiare la mano sulla roccia,
coprendo l'impronta con la sua mano. Dopo pochi istanti, sent� un rumore di
pietra che scorreva su pietra e apparve la caverna.
Girandosi per dare a Nate un'occhiata stanca, Max lo sollecit� ad entrare.
"Va' avanti."
Um, no. Nate non era all'altezza di confrontarsi con un essere che muoveva
la roccia senza fare il minimo sforzo – ma non aveva nessuna intenzione di
entrare nella caverna per primo.
Max sembr� leggergli nella mente. "Non c'� nulla all'interno che possa farti
del male."
"Lo so." ment� Nate. "E' solo che …"
"Andr� avanti io." Max pass� nell'apertura, poi fece segno a Nate di
seguirlo.
Dentro la caverna, l'aria era pi� umida rispetto all'esterno; c'era odore di
stantio e di muffa. Nate aveva letto dei libri che parlavano dei pipistrelli
che vivevano nelle Carlsbad Caverns e si chiese se vivessero anche in quel
posto – avrebbero dovuto dormire circondati da topi volanti?
"Che cos'� questo posto? chiese a Max mentre seguiva con cautela i suoi
passi.
"Un posto che nessuno conosce." gli rispose lui, camminando dritto per
qualche metro e poi facendo una svolta.
Quello che Nate vide davanti a se lo lasci� senza respiro. Contro una parete
c'era una serie di quello che sembravano essere palloni scoppiati, racchiusi
in una struttura di metallo; brillavano di una luce azzurra e pendevano
molli dal loro involucro. Il suo sguardo si diresse al soffitto, che era in
realt� una intelaiatura di metallo, incisa con intricati dettagli.
"Puoi poggiare la legna da quella parte." disse Max, indicando un angolo
poco lontano. "L� star� asciutta." Pos� il suo zaino e le borse che stava
portando e cominci� ad aprirle.
Nate si decise a chiudere la bocca e deposit� la legna dove gli era stato
detto. Dopo aver studiato il posto per qualche minuto, raggiunse Max per
aiutarlo a vuotare le borse – che risultarono contenere sacchi a pelo e
coperte di lana. Max sembrava avere il completo controllo di se stesso,
sebbene Nate ritenesse che quell'atteggiamento fosse per lui un rimprovero
senza fine.
"Che succeder� adesso?" chiese Nate sommessamente.
"Siamo in democrazia, Nate" gli spieg� Max, sistemando la pila delle
coperte. "Prima di prendere qualsiasi decisione, dobbiamo aspettare che gli
altri siano arrivati."
Gli altri. Max non gli aveva ancora rivelato chi fossero gli altri alieni,
ma Nate sper� che Michael Guerin non fosse uno di loro. Perch� se Michael
stava veramente cercando un motivo per fare a pezzi Nate, lui gliene aveva
appena fornito uno.
Capitolo 17
Seduto con la schiena contro la parete
della caverna, Nate riflett� che l'attesa era ancora peggio della paura
provata durante la fuga. Lui e Max erano alla caverna gi� da un'ora e ancora
nessuno si era fatto vivo, n� loro avevano parlato molto. In effetti Max era
uscito, ordinando a Nate di rimanere dov'era – la qual cosa convinse ancora
di pi� il ragazzo che il suo destino fosse quello di essere sepolto vivo in
quella caverna polverosa, a morire di fame e di sete.
Per qualche ragione, non riusciva a tenere lontana la sua mente dal
ragazzino caduto nel ghiaccio. Si era sentito come lui? In che momento si
era reso conto che la sua fine era arrivata? I che momento la sua mentre si
era resa conto che non sarebbe uscito vivo dall'acqua ghiacciata? O forse
non se ne era mai accorto? Forse era scivolato nella morte senza rendersi
conto di morire?
Forse la sua era solo la prima di tante vite cui Nate era destinato a
rovinare.
Max rientr� nella caverna, stringendo leggermente gli occhi per il
cambiamento di luce. Il suo sguardo incontr� quello di Nate e il ragazzo
pens� di avervi visto un lampo di simpatia. Traversata la caverna, Max
scivol� accanto a lui e incroci� le sue gambe alla maniera indiana.
Dopo alcuni minuti di silenzio, disse "Iz non se la cava molto bene in
frangenti come questi. Ho mandato Liz da lei per darle qualcosa da fare,
oltre che preoccuparsi."
Nate gir� la testa, guardandolo in silenzio.
Max tir� un sospiro. "Liz ha avuto a che fare con cose come queste per tanto
tempo. Sono sicuro che qualche volta si concede di credere che siamo al
sicuro, che possiamo smettere di guardarci alle spalle. Poi succede qualcosa
come questo."
Nate si morse le labbra, trafitto ancora una volta dal senso di colpa.
"Anche Liz � aliena?" gli chiese.
Max gli fece un mezzo sorriso. "Non proprio. Lei � nata umana."
Nate sollev� un sopracciglio. Nata umana? E ora cos'era?
"E' stata sua la decisione di non avere bambini." disse Max
malinconicamente, guardando in basso per criticare i lacci delle scarpe.
"Lei era qui quando ti ho dato via e ha visto quanto sia stato difficile.
Credo che abbia pensato che un giorno poteva succedere a lei e che non
sarebbe stata abbastanza forte da farlo."
Nate si morse il labbro e guard� il pavimento di pietra della caverna.
Poteva solo immaginare cosa si provasse a dar via un pezzo di se stesso e si
rese conto che per qualcuno dar via un bambino non era la scelta pi� facile
ma, piuttosto, una decisione che ti cambiava tutta la vita.
"Liz � veramente professore ad Harvard." disse Max, tornando a guardare Nate
"Ti credo." disse Nate, cercando di fargli un sorriso rassicurante.
Max gir� lo sguardo per un momento p prese un profondo respiro. "Ma io non
sono veramente un ambientalista."
Il sorriso di Nate spar�. Gli aveva mentito. Perch�?
"Io non lavoro per l'Istituto Oceanografico di Boston. Io non lavoro per
nessuno – non ho una professione."
Cos�, Max era un fannullone, che viveva la sua vita a sbafo? Nate si chiese
se gli alieni se gli alieni non fossero che un mucchio di incapaci …
Max fece un cenno verso l'interno della caverna. "Io faccio questo."
"Cosa fai?" chiese Nate "Ti nascondi sottoterra?" Come le parole gli
uscirono di bocca, si pent� della sua rudezza.
Max scoppi� a ridere. "No. Io sono in costante contatto con gli altri alieni
del pianeta, mettendo a punto piani di emergenza in caso di disastro,
contrastando eventuali minacce al pianeta." Fece una risata amara. "A volte
passo mesi senza vedere mia moglie."
Gli occhi azzurri di Nate si spalancarono. Minacce al pianeta? Piani di
emergenza? Contatti con altre forme di vita aliena? Forse Max era maniacale
– forse la sua convinzione era quella di essere una sorta di ambasciatore
intergalattico. Nate avrebbe potuto credere a questa sua teoria – se non
avesse visto Max usare i suoi poteri.
"E' una grande responsabilit�." continu� Max.
"Come hai fatto ad ottenerla?" chiese Nate curioso.
Max sembr� esitare solo per un momento. "Perch� io sono il re di un pianeta
che non ho mai visto."
La rivelazione lasci� Nate completamente senza parole. Non sapeva cosa dire
e non aveva idea di cosa pensare.
"Il pianeta dove sei nato." chiar� Max. "Quel simbolo sul tuo petto? E' il
marchio che solo il re pu� portare."
Inconsciamente, la mano si Nate si pos� sul petto, dove il simbolo aveva
brillato la scorsa notte.
"Non avevo intenzione di dirti nulla." confess� Max. "Volevo darti meno
risposte possibili e rimandarti indietro alla tua vita. Non volevo che fossi
coinvolto in tutto questo." Il suo sguardo si pos� sulla maglia di Nate. "Ma
quando ho visto quello, ho capito di non avere nessuna scelta."
"Volevi rinnegare quello che sono?" chiese Nate, cercando di nascondere
l'amarezza della sua voce.
Max scosse la testa. "No. Non ho mai rinnegato quello che sei. Ma non
pensavo che tu potessi essere l'erede al trono e che fosse pi� sicuro per te
non sapere nulla sugli alieni."
"Ma come facevo a non essere l'erede al trono? Io sono il tuo primogenito,
vero?"
"Si. Lo sei." Max guard� ancora le sue scarpe e Nate immagin� che avesse
qualche difficolt� a trovare le parole per spiegargli quello che voleva
sapere. "Quando Tess ti port� sul nostro pianeta natale-"
"Mia madre mi ha portato via?" lo interruppe Nate incuriosito, specialmente
perch� Max gli aveva detto di non aver mai visto quel pianeta. "Perch� tu
non sei andato?"
Max si accigli� leggermente. "E' complicato da spiegare, Nate Accontentati
di sapere che era necessario che Tess partisse da sola. Ad ogni modo, quando
sei nato, a quanto pare sei stato respinto dai governanti del pianeta perch�
eri umano. Per questo lei � ritornata da noi. E dato che eri stato
rifiutato, ho pensato che tu non fossi l'erede. Fino a che il marchio non �
apparso sul tuo petto. Mi dispiace, Nate. Non era quello che avevo
progettato per te."
Nate guard� la sua maglia, pensando alle implicazioni che comportava il
portare quel marchio. "Questo vuol dire che ora io sono il, uh, re di un
qualche pianeta?"
Max alz� le spalle. "Non lo so di sicuro, ma credo che quantomeno tu sia
stato identificato come erede. Forse l'erede ed il re possono portare il
suggello contemporaneamente." Fece con la testa un gesto di scusa. "Non
abbiamo nessuno che possa rispondere alle nostre domande. Quelli che abbiamo
incontrato sulla nostra strada, non sempre sono stati degni di fiducia."
Doveva essere stato tremendo, essere cos� pieni di domande, chiedersi
qualcosa delle proprie origini e non avere nessuno cui poter chiedere. Nate
conosceva quella sensazione – si era sentito cos� quando la busta scura, un
eone fa, era arrivata a casa degli Spencer.
Lo sguardo di Nate si pos� sugli strani oggetti a forma di pallone che
stavano contro la parete. "E quelli cosa sono?" chiese.
Max sorrise. "Bozzoli di incubazione."
La testa di Nate si gir� cos� velocemente in direzione di Max, che quasi gli
venne un torcicollo. "Cosa?"
"Bozzoli." rise Max.
"Come nell' 'Invasione degli Ultracorpi'?" Un angolo della bocca di Nate si
alz� in segno di semi-disgusto.
"Una specie." ridacchi� Max.
Nate si volt� per osservare i bozzoli. Ce n'erano solo quattro.
Part� dal presupposto che uno fosse di Isabel, visto che era la sorella di
Max … cio�, se era veramente la sorella di Max. Uno doveva essere quello di
sua madre. Questo lasciava il sinistro quarto bozzolo.
"Uh, Max?"
"Hmm?"
"Chi sono gli alieni?" Nate preg� con gli occhi Max di avere abbastanza
fiducia in lui da dirglielo.
"Ci sono molti alieni su questo pianeta. Quelli che vengono dal mio – dal
nostro pianeta, siamo io, tua madre, Isabel e Michael."
Nate indietreggi� visibilmente: la sua peggiore paura fu confermata.
"Michael abbaia ma non morde." lo rassicur� Max, senza che le sue parole
riuscissero a tranquillizzarlo.
"Sta venendo qui, non � vero?" chiese dolorosamente.
Max annu�. "Probabilmente sar� qui tra poco – prendiamo sempre strade
differenti, quando veniamo qui, nel caso che cerchino di seguirci." Chin� la
testa da un lato. "E in effetti, qualcuno � arrivato."
Le sopracciglia di Nate si sollevarono per la curiosit�. Dentro la caverna,
era impossibile sentire qualcosa di quello che accadeva fuori. Almeno era
impossibile per Nate …
Max si alz� in piedi, con i pugni stretti lungo i fianchi. Nate not� il
movimento e si rese conto che Max non era convinto che fosse Michael quello
che era arrivato.
E non lo era. Erano Maria e Alyssa. Maria gli sembr� alquanto spaventata, ma
Alyssa sembrava piuttosto padrona di s�. Nate non riusc� a guardarla, non
avrebbe potuto sopportare di leggere sul suo viso il disgusto per quello che
lui aveva fatto.
Mentre Nate si alzava lentamente in piedi, Max travers� la caverna e prese
Maria per un braccio.
"Stai bene?" le chiese, allungandosi, mentre parlava, per toccare una mano
ad Alyssa.
"Stiamo bene." rispose Maria, bench� la sua voce fosse un po' tremante.
"Dov'� Michael?" chiese Max.
"Sta nascondendo la macchina." rispose Alyssa.
Il cuore di Nate manc� un colpo e cominci� a battere un po' pi� veloce – non
era sicuro se perch� aveva sentito il suono della sua voce o all'imminente
pugno dello stomaco che avrebbe ricevuto da Michael Guerin.
"Bene." disse Max. "Mio padre, si servir� di Kyle per tenerci aggiornati su
quello che scoprir�.
Kyle? Nate lanci� uno sguardo a Max. Non aveva mai sentito quel nome.
"Per lui � troppo pericoloso venire qui." stava dicendo Max, mentre Nate
riport� la sua attenzione su di lui. "Se loro sanno che io sono qui, se
hanno visto me e Nate a casa loro, probabilmente sono sotto sorveglianza."
"Ha un senso mandare Kyle." disse Maria, leggermente in ansia. "Lui � gi�
stato qui e sa quello che fa." Le sue parole erano esitanti, come se
cercasse di convincere se stessa.
"Che diavolo � successo, Max?" la voce di Michael rimbomb� all'ingresso
della caverna.
Il tono minaccioso nella voce dell'uomo rese impossibile a Nate di
distogliere vergognosamente il suo sguardo. Michael Guerin si stava
dirigendo a grandi passi verso di lui, con gli occhi iniettati di rabbia.
Max cerc� di intervenire, mettendosi tra di loro. Nate fece diversi passi
indietro, finendo intrappolato in un angolo come un coniglio.
"Michael, no!" lo mise in guardia Max, col tono della voce basso ma deciso.
Ma Michael attacc�, spingendo Max da un lato.
"Michael!" lo ammon� Maria gridando.
La voce di Alyssa usc� con un tono di implorazione. "Pap�, no!"
La sua voce fu l'ultima cosa che Nate sent� prima che un pugno lo colpisse
alla mascella e il suo mondo si oscurasse…
Capitolo 18
"Fermati! Michael, fermati subito!"
Nate apr� piano gli occhi, con la vista confusa e le orecchie che
fischiavano. La nuca gli doleva, ma la sua mascella gli faceva male almeno
dieci volte di pi�. Sentiva il sapore del sangue sulla lingua. Per quello
che poteva dedurre, aveva perso conoscenza solo per pochi secondi – Alyssa
era inginocchiata accanto a lui, gli occhi lucidi per la preoccupazione.
"Quante altre volte, Maxwell?" la voce di Michael risuon� nella caverna.
"Quante altre volte tutti noi dovremo pagare per i tuoi errori?"
"Michael, falla finita." rispose Maria stancamente. Era ovvio che aveva gi�
vissuto una situazione come questa.
"E tu sta' zitta." rispose Michael, puntando un dito nella sua direzione,
prima di voltarsi di nuovo verso Max. "Sono venti anni, Max! Venti lunghi
anni e stiamo ancora pagando. Prima Liz e ora questo!"
Quando Max parl�, la sua voce era tesa, come se riuscisse a malapena a
mantenere il controllo. "Tu non devi pagare per nulla, Michael. Non ti ho
mai chiesto di pagare per i miei errori."
"No? E allora che ci faccio in questa dannata caverna? Non mi sto
nascondendo perch� sono io quello che non sa tenere il suo affare nei
pantaloni."
Alyssa fece un veloce, sgomento respiro e la preoccupazione nei suoi occhi
si trasform� in qualcosa che sembrava compassione. Nate odiava quello
sguardo, odiava il fatto che lei apparentemente sapeva qualcosa che lui
invece ignorava. Una goccia di sangue gli scivol� lungo il mento.
Come Nate aveva temuto, la rabbia di Michael si volse nella sua direzione.
"Non � diverso da sua madre, Maxwell. Sei solo troppo dannatamente cieco per
accorgertene!"
"Lascialo stare." disse Max, con un tono leggermente minaccioso nella voce.
"Fesserie!" rispose Michael, raggiungendo Nate con un paio di passi. Alyssa
sussult� poi si spost� mentre lui si chinava, afferrava Nate per un braccio
e lo rimetteva in piedi. "Dovremmo portarlo fuori di qui e fare a lui quello
che avremmo dovuto fare a sua madre il giorno che l'abbiamo incontrata."
Nate guard� con ansia verso Max, i cui occhi scuri stavano minacciando
tempesta.
"Lascialo andare." ordin� Max.
"Mettiamolo ai voti!" decise Michael, ignorando l'avvertimento del suo
amico. "Abbiamo votato l'ultima volta, per decidere se dovevamo distruggere
quella sgualdrina di sua madre – votiamo ancora per decidere cosa fare di
lui."
"Michael, basta cos�." disse Max, la mano stretta lungo il fianco.
"Come voti, cara?" chiese Michael a Maria, che guardava a disagio il
pavimento. "Non hai votato per consegnarla? Mi sembra di ricordare che l'hai
fatto." I suoi occhi si spostarono su Max. "Tu, naturalmente, hai sempre
avuto il cuore tenero. Non avresti il coraggio di far male ad una mosca."
Scroll� le spalle. "Tutti sappiamo qual � il mio voto." Si gir� per cercare
sua figlia. "Anche tu devi votare. Cosa dobbiamo fare? Distruggerlo o
commuoverci e lasciarlo vivere?"
Alyssa singhiozzava, le lacrime che le scendevano lungo le guance. "Oh, pap�
…"
La presa di Michael sul braccio di Nate si allent� e gli sibil�
nell'orecchio "Giuro, anche se dovesse essere l'ultima cosa che far� nella
mia vita, che ti ridurr� in mille pezzi, piccolo bastardo."
Incapace di controllarsi, Nate cominci� a tremare, sapendo bene quanto quel
pazzo dicesse sul serio. La cosa peggiore era che lui non aveva idea del
perch� Michael lo odiasse in quel modo – lui non lo conosceva nemmeno.
"Tu lo lascerai stare." la voce di Max era piatta e mortalmente calma. Gli
occhi di Nate si posarono su di lui e vide che aveva alzato la mano destra.
Michael rise. "Cosa farai, Max? Ucciderai me per salvare lui? Perch� non
riesci a fartelo entrare in testa – la mela non cade mai lontano
dall'albero! Possiamo schiacciarlo ora, prima che i suoi geni bugiardi ed
assassini si riproducano."
La bocca sanguinante di Nate si spalanc�. Assassina? Sua madre era
un'assassina?
"Nate non � Tess. Lascialo stare." ordin� Max. Quando Michael non si mosse,
Max strinse le mascelle, deciso di passare all'azione, a dispetto del fatto
che doveva far del male al suo migliore amico.
"Non lo lascer� stare. Perch� dovrei? E' solo uno piccolo, stupido umano,
incappato in una vita che non sapeva nemmeno di avere -"
"Lui ha il sigillo."
Tutto il movimento nella caverna cess�. Michael aveva un'espressione
sbigottita, lo sguardo fisso su Max. Lo sguardo di Nate pass� dall'uno
all'altro ed ebbe la sensazione che Michael avesse subito uno choc, come se
fosse stato depennato dal testamento del nonno. Gli occhi di Maria erano
spalancati e increduli. Alyssa aveva smesso di singhiozzare, la sua
espressione era una replica di quella della madre.
"Questa � grossa." disse alla fine Michael, con voce pacata. "Questo �
maledettamente grossa, Max!"
Con una spinta rabbiosa, Michael lanci� Nate contro la parete di pietra.
Sentendo qualcosa che lo colpiva al fianco, lui trasal� e cadde sul
pavimento della caverna. Alyssa si precipit�, allungando una mano verso di
lui.
"Va fuori." ordin� Max.
"Max-" cominci� a dire Michael.
"Ho detto di andare fuori!" url� Max, e tutti nella caverna sobbalzarono.
Michael arricci� le labbra, poi si diresse rabbioso verso l'entrata della
caverna. Nate sussult� e si pieg� in due, il dolore al fianco sempre pi�
bruciante. Non aveva la pi� pallida idea di quello che aveva fatto per
meritare quella punizione.
"Dove sei ferito?" chiese Alyssa, con la paura nella voce. Si muoveva sopra
e intorno a lui, toccandolo dappertutto.
Nate la spinse gentilmente da parte. Non solo non voleva che lei lo
toccasse, ma no poteva sopportare che lei avesse visto il padre ridurlo in
quello stato. Non era ferito solo il suo corpo, lo era anche il suo
orgoglio.
"Lasciami vedere." La voce di Max gli giunse tenera, la rabbia di poco prima
scomparsa mentre si rivolgeva a suo figlio.
Nate rimase avvolto su se stesso, con gli occhi strettamente chiusi.
"Nate, lasciami vedere dove sei ferito."
Nate apr� gli occhi, per vedere Max accovacciato accanto a lui. Nei suoi
occhi c'era l'onnipresente sguardo di scuse per Michael. Tocc� con la mano
la faccia di Nate e il dolore alla mascella scomparve immediatamente. Nate
lo guard� sbalordito.
"Dove altro?" chiese Max. "Dove altro ti ha ferito?"
Nate si allung� lentamente, un dolore fortissimo che si allargava
all'altezza della sua vita. "Qui." ansim�, toccandosi il fianco.
Gli occhi di Max si posarono sul punto che gli aveva indicato, poi pos� la
mano sulla parte dolorante. Nate indietreggi� e si morse il labbro, ma
presto sent� una calda sensazione che partiva dal suo addome, seguita da
niente di pi� che una piccola brezza. Quando incontr� lo sguardo di Max, vi
lesse stupore e si chiese come facesse quell'alieno ad essere cos� incantato
da lui, un fragile essere umano.
"Cosa mi hai fatto?" chiese Nate, stupito dal fatto di non sentire pi�
dolore.
"Sei guarito." disse tranquillamente Max, e quella fu l'unica spiegazione
che diede. Interruppe il contatto con gli occhi di suo figlio e guard� verso
Alyssa, che era seduta a pochi passi da loro, con le braccia strette intorno
al proprio corpo tremante. Bagnatosi le labbra, la raggiunse e le pass�
attorno un braccio.
Nate vide Alyssa sciogliersi semplicemente tra le sue braccia, forti
singhiozzi che le scuotevano il corpo. Max la strinse forte e le baci� la
sommit� della testa, gli occhi pieni di dolore e di frustrazione. Nate sent�
che gli si stava formando un groppo in gola, e si chiese quante volte lei
avesse dovuto essere testimone degli assalti di Michael nei confronti di
qualcuno – dopo tutto, lei aveva accennato al fatto che lui aveva picchiato
dei paparazzi.
"Lui sta bene." le disse dolcemente Max tra i capelli.
Le fece un piccolo sospiro e si stacc� da lui, con tracce di lacrime sulla
pelle delicata. "Lo odio." disse con voce amara.
Max le fece un mezzo sorriso. "Non � vero."
"Si."
"Tu odi le sue azioni, Alyssa. Non odi l'uomo."
Nate sollev� un sopracciglio, sentendosi sicuro di odiare molto di pi� delle
azioni di Michael Guerin. Ma l'importanza di quello che aveva fatto Max alla
fine lo colp� ed allung� la mano per tirare su l'orlo della sua maglia. La
sua pelle era intatta e quando si tocc� sotto le costole, non prov� alcun
dolore.
"Cosa mi hai fatto?" ripet� semplicemente.
Max si gir�, con le labbra leggermente piegate all’ingi�. Nate si chiese se
ci fosse qualcos'altro che lui non sapesse e che Max non si sentiva pronto a
rivelargli. Non che lo biasimasse, non dopo tutto quello che Michael aveva
detto di lui.
"Alyssa." disse Max dolcemente. "Tu rimani con lui, okay?"
Lei annu� obbediente e si sedette accanto a Nate, con la spalla appoggiata
contro di lui. Max si alz� e si avvicin� a Maria, che stava non lontano,
guardando la scena senza parlare. In effetti, non aveva detto una parola da
quando Michael le aveva detto di stare Zitta. Max le sfior� il braccio e le
disse qualcosa che Nate non riusc� a sentire, ma lei accenn� di s� con la
testa, mentre Max usciva.
Ora la caverna era cos� tranquilla che a Nate sembr� di sentire il suo
sangue che gli scorreva nelle vene. Infine Maria fece un profondo sospiro e
si sedette accanto a loro. Nate si morse un labbro e decise che, visto che
ormai il danno era stato fatto, se avesse fatto qualche domanda non avrebbe
certo potuto peggiorare la situazione.
"Hai conosciuto mia madre?" chiese timidamente a Maria.
Maria annu�, senza espressione.
"La conoscevi bene?"
"Abbastanza bene."
Nate guard� Alyssa, poi torn� alle sue domande. "E' stata una buona madre?"
Maria ebbe un cenno di disappunto. "E' arrivata ad uccidere per proteggere
quello che era suo."
Dentro Nate, lo stomaco cominci� ad agitarsi, mentre l'accusa di assassinio
fatta da Michael gli tornava in mente. E gli torn� in mente anche l'immagine
che Nate aveva visto quella notte al lago, quell'immagine di sangue, grida e
massacro.
"E' questo quello che ha fatto?" le chiese, la sua voce che si udiva a
malapena. "Ha ucciso per proteggermi?"
Ci fu un'esitazione nello sguardo di Maria, poi annu�.
La bile sal� alla gola di Nate, ma lui la respinse velocemente. "Chi ha
ucciso?"
La mascella di Maria si irrigid�, ma una piccola lacrima brill� nei suoi
occhi. "Il mio migliore amico."
Continua...
Scritta
da Karen (MidwestMax)
Traduzione italiana con il permesso dell'autrice
dall'originale in inglese,
a cura di Sirio |